di Valeria Lotti

Il Festival di Cannes è finito: trionfi e bilanci della vostra inviata

Cari amici di Radio Selfie, permettetemi di esultare: ha vinto il mio film preferito! A questo mondo c’è giustizia finalmente (come direbbe Renzo) e Parasite di BongJoon Ho ha meritato la Palma d’Oro più di tutti gli altri. Nel nostro breve collegamento di venerdì sera, nel programma Lo chiamavano cinema avevo già espresso il mio entusiasmo per Parasite,che mi ha colpito molto per il modo lucido e ironico in cui critica la società contemporanea, riuscendo a coinvolgere lo spettatore dalle risate fino alla paura. Le due famiglie protagoniste, una facoltosa e una misera, vivono in due mondi estremamente distanti pur condividendo gli stessi luoghi, e di conseguenza guardano le stesse cose da prospettive diverse, e sono attenti ad alcuni dettagli e ciechi nei confronti di altri. Che sia questa l’essenza del perenne contrasto tra ricchi e poveri?

Sono stata soddisfatta in generale delle scelte della giuria, forse l’unica delusione è l’assenza totale di riconoscimenti per Il Traditore di Marco Bellocchio. Invece ero quasi certa che Tarantino e il suo Once upon a time in Hollywood non avrebbero vinto nulla, pur essendo stati apprezzati dal pubblico. Un’altra certezza era che quello sfiancante esperimento cinematografico che è Mektoub di Abdellatif Kechiche non avrebbe beccato nemmeno il premio del circolo del calcetto; ci si chiede, in realtà, perché sia stato accettato in concorso se non per provocare turbamenti. Sono contenta poi che il GrandPrix sia stato assegnato ad Atlantique di Mati Diop, un film dall’anima fortemente africana, che chiede allo spettatore di essere aperto a credere alla magia nella sua forma più terrena. E mi fa anche molto piacere che Emily Beecham, protagonista di Little Joe di Jessica Hausner, abbia vinto il premio come migliore attrice, perché ho notevolmente apprezzato questo film di fantascienza botanica dai colori accesi.

In conclusione, cari tutti, posso dirvi che Cannes 72 è stata un’esperienza stancante ma appagante, che mi ha permesso non solo di guardare tanto buon cinema ma anche di fare interessanti conoscenze. Ho bevuto più caffè di quanto faccia abitualmente, ho dormito meno ore del solito, ho mangiato più in fretta e ho sofferto i repentini cambi climatici che hanno colpito la Costa Azzurra. E poi ho visto dal vivo personaggi come Alain Delon, Sylvester Stallone e John Carpenter, senza dimenticare l’incantevole Zhang Ziyi. Ho partecipato anche a un paio di cocktail in hotel elegantissimi, dove ho preso nota per il futuro che il cibo in questi eventi non è una priorità ma un accessorio. Tornerò ancora a Cannes? È troppo presto per saperlo. L’unica cosa che so è che ora ho davvero bisogno di riposo.

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