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Lunedì 18 aprile, presso gli Studios di Via Tiburtina 9 in Roma, si terrà la 60esima edizione dei David di Donatello, il premio cinematografico italiano assegnato dall’Accademia del cinema italiano e per tale motivo viene considerato come l’equivalente del premio Oscar. Il premio è così chiamato perché il trofeo dei vittoriosi equivale alla miniatura della celebre statua. In attesa di congratularci con i vincitori, abbiamo scelto per voi i cinque migliori film premiati nel nuovo secolo, a pari merito, andando a ritroso nel tempo. Voi che ne pensate, siete d’accordo? Quali sono i vostri preferiti?

La migliore offerta (vincitore nel 2013) di Giuseppe Tornatore
Questa pellicola del regista siciliano, è una vera opera d’arte, più opera d’arte di tutte le opere d’arte che racchiude. Racconta l’animo umano e la più oscura parte in cui sono racchiusi i sentimenti (spesso) celati. La solitudine abitudinaria viene scalfita e poi mutata dall’accelerarsi dei battiti cardiaci che eccitano il ritmo alla (non) visione di una fanciulla avvolta nel mistero e circondata da un’aura di mistero sostenuta da una voce che avvolge l’aria e i pensieri. Un cuore puro mai sofferente, si lascia coinvolgere in qualcosa di nuovo, nell’inganno dell’amore che potrebbe essere simulato(?) così come ogni sentimento mutevole che non si serve dell’anima, che resta in superficie. (Leggi la mia recensione completa)

Gomorra (vincitore nel 2009) di Matteo Garrone
Matteo Garrone porta sullo schermo Gomorra, libro-scandalo di Roberto Saviano che in Italia ha venduto oltre un milione di copie con un film crudo e angosciante, ripreso dal vero, musicato dal suono delle grida e degli spari di Scampia. Del libro, il film sceglie alcuni fili, li intreccia, s’impone come uno sciroppo avvelenato, senza la possibilità di voltar pagina o sospendere la lettura. Del libro, soprattutto, sposa il punto di vista, da dentro, e tuttavia inevitabilmente fuori, in salvo. (Marianna Cappi – mymovies.it)

La sconosciuta (vincitore nel 2007) di Giuseppe Tornatore 
Il regista di Bagheria ha avvolto il tournage nel mistero, assicurandosi che nessuno parlasse o sapesse nulla del film che preparava. Scopriamo ora che questo mistero prosegue e oltre, svelandosi solo poco alla volta, in un racconto che interseca piani temporali diversi, come avveniva in uno dei suoi precedenti e migliori lavori, Una pura formalità, col quale condivide anche un ribaltamento finale d’effetto. Meno enigmatico, più chabroliano nel suo inserire la protagonista come un detonatore d’esplosivo all’interno di una famiglia borghese, il film ha il grande pregio di presentarsi più secco e nudo degli altri, spoglio d’enfasi espressive e non costruttive. (Marianna Cappi – mymovies.it)

Le conseguenze dell’amore (vincitore nel 2005) di Paolo Sorrentino
In questa sua seconda opera, ricalca la fotografia d’impatto che emoziona più degli sguardi riflessi e spenti di Titta Di Girolamo, quel Toni Servillo che, diciamolo, ha scoperto Paolo e come lui nessun altro riesce a dirigere, per quanto il suddetto sia già bravo di suo, che esiste senza vivere, aspettando la resa dei conti che arriva quando l’amore ritorna a fare capolino in un cuore muto e pulsante come la musica che anima i suoi gesti di rimedio. (Leggi la mia recensione completa)

La finestra di fronte (vincitore nel 2003) di Ferzan Ozpetek
Uno dei film più belli di Ferzan Özpetek. E la memoria, intesa come legame ai ricordi, è alla base di tutto il film in cui l’amore è il collante per le anime gemelle che si incontrano e dopo essersi riconosciute, si desiderano e cominciano ad amarsi senza mai aversi davvero. L’amore di Davide e Simone, in simbiosi con quello di Lorenzo e Giovanna. Il primo diviso dalla guerra, il secondo dalla paura di provare la felicità che mette a rischio la normalità, che culla e accontenta chi ha trovato, troppo tardi, un altro pezzo di se stesso. (Leggi la mia recensione completa)

@Concya87
pirotina.wordpress.com

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