La terza serata del CFF Civitanova Film Festival, ha visto protagonista Edoardo Winspeare e il suo cinema. Dopo la proiezione dei suoi lungometraggi Sangue vivo e La vita in comune, il regista ha discusso delle sue idee e del suo modo di “fare cinema”, accompagnato dall’attrice, moglie e musa, Celeste Casciaro.

La donna è quasi sempre il punto nevralgico delle mie opere, perché sono affascinato da tutto quello che non sono e le donne, in particolar modo quelle del sud, hanno qualcosa in più […] Tutto quello che faccio lo faccio per istinto, perché lo amo. Faccio film con gli stessi attore e negli stessi posti, ho provato a fare altro ma non ci sono riuscito, forse questo è il mio destino […]Il cinema adesso ha dei buoni registi che fanno buoni film, il problema è che la gente non va più in sala, almeno rispetto a quanto ci andava prima. In Francia, per esempio, è quasi un’abitudine, noi invece aspettiamo che il film esca in DVD, nonostante i film di oggi siano migliori rispetto a quelli degli anni ’80 […] Sarà che la gente non ha più tempo per i sogni…

Edoardo Winspeare con Michele Fofi e Peppe Barbera

Nella quarta serata, tornano i corti in concorso e, dopo il dibattito con Giulio Sangiorgio, direttore del settimanale di cinema FilmTv, vengono proiettati altri sette dei 21 corti in gara. Di seguito i titoli e le impressioni, a caldo, mie e degli spettatore in sala.

DENISE di Rossella  Inglese – Una ragazza in giovane età, le difficoltà dell’adolescenza. Uno sguardo cupo e triste, una messa in scena mobile. Un finale ambiguo e chiaro a pochi. Dal poco mormorio in sala mi rendo conto che non è arrivato dove voleva. VOTO: 6

PIOVE di Ciro d’Emilo – L’entusiasmo incompreso di un gruppo di donne di colore che danza sotto la pioggia. Poi la tristezza per il calore e la bellezza dei raggi del sole. Soltanto il finale, crudo per quanto vero, ce ne spiega il motivo. Il pubblico stavolta capisce ma il racconto freddo e distaccato non coinvolge. VOTO: 6

THE COLORFUL LIFE OF JENNY P. di Daniele Barbiero – Gli occhi dolci di una bimba triste. Suo nonno, la loro vita insieme. Racconti di giorni sorridenti. Poi il vuoto del bianco, della morte. E la tristezza avvolge tutto. Nonostante i pochi minuti di durata, dentro provoca la tempesta. E il pubblico sospira di comprensione VOTO: 9

A GENTLE NIGHT di Qui Yang – La composta preoccupazione di una famiglia che affronta la scomparsa della figlia. L’educazione e il rispetto delle regole che non vanno oltre. Uno spaccato di vita che non ci appartiene e che quindi non possiamo comprendere a pieno. Il pubblico è perplesso e un po’ anche io. VOTO: 5

CHAMPION di Mans Berthas – Una donna contesa, senza tempo. Due uomini d’onore pronti a tutto per averla. Tra grottesco e a volte assurdo, coinvolge il pubblico che si diverte e applaude. Bellimma l’ambientazione e la fotografia. VOTO: 7

SETTE PASSI di Matteo Graia –L’ascesa, la discesa e la rinascita di un ragazzo che cerca un futuro lontano dal suo presente. Le difficoltà e la solitudine prima dell’illuminazione. Schematico e lineare, forse troppo. Il pubblico mugugna, il tema è forse un po’ scomodo. VOTO: 6

GOOD NEWS di Giovanni Fumu – Una coppia di ragazzini fanno i conti con un evento troppo importante che cambierà radicalmente il loro futuro. Tra il peso delle responsabilità e la leggerezza della vita che sii affronta a quell’età. Ma il pubblico è interdetto, loro e io non ne abbiamo capito il modo di raccontarne il senso VOTO: 6

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